M26 Pershing - pag.1

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Le copertine dei tre manuali sull'M26 in mio possesso. Si tratta del TM 9-735 (Operator's Manual) e del ORD 9 SNL G-226 (Standard Nomenclature List) e della traduzione italiana del TM 9-735. Il primo era il manuale dato in dotazione all'equipaggio del veicolo e stabilmente presente a bordo, il secondo, solitamente presente presso le officine, era il catalogo di tutte le parti di ricambio disponibili ed i loro estremi di identificazione. La sigla G-226 identificava in modo univoco l'M26 all'interno degli organismi tecnici delle Forze Armate. Ciascun veicolo aveva un codice simile. Ad esempio,  la Jeep era il G-503, il Dodge WC52 il G-502, il GMC CCKW-353 il G-508 e così via. I primi due manuali risalgono al 1948 e sono la prima edizione del dopoguerra che andò a sostituire quella consegnata con i primissimi veicoli nel marzo del 1945. Il terzo è del 1953 e risale al periodo in cui alcuni esemplari dell'M26 e dell'M26A1 vennero consegnati all'Esercito Italiano. Parte di questi carri, una volta dismessi dai reparti corazzati, venne utilizzata nelle postazioni fisse a difesa del confine orientale fino alla prima metà degli anni '90 quando, a seguito del loro smantellamento, vennero tutti demoliti. Altri carri si sono miracolosamente salvati e sono ora ospitati in alcune collezioni presso i reparti della Forza Armata. Uno di questi carri è attualmente in esposizione presso la collezione del Patton Museum presso Fort Knox negli Stati Uniti. Restituito all'US Army nel 1977 per essere utilizzati come bersaglio durante le prove d'accettazione del velivolo A-10, venne poi recuperato ed inserito nell'esposizione.
L'M45 era la versione per il supporto ravvicinato dotata di un obice da 105 mm. Essa non prestò mai servizio con l'E.I. nonostante il manuale italiano ne riporti tutte le caratteristiche.

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Molte delle foto presenti in questi manuali sono ereditate direttamente dalla prima edizione e riproducono gli esemplari di preserie (T26E3). Non fanno eccezione le foto che illustrano le varie viste del carro. Per questo motivo, il veicolo ritratto può essere considerato un tipico esempio dei carri che furono consegnati alle truppe americane in Germania agli inizi del 1945. Si noti il cingolo primo modello T81 ( nel 1948 ormai quasi completamente sostituito dail più moderni T80E1 e T84E1) e la protezione del ventilatore di forma arrotondata posta tra i due portelli anteriori: ciò significa che il carro era dotato del primo tipo di ventilatore (modello Rotorclone) da 400 piedi cubici al minuto. Gli esemplari di preserie non avevano i tiranti tra i parafanghi ed i maniglioni di sollevamento.

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L'M26 venne costruito presso due stabilimenti: Detroit Tank Arsenal (di proprietà Chrysler) e Grand Blanc Tank Arsenal controllato da Fisher Body Division of General Motors Corporation nel periodo dal gennaio all'ottobre 1945 in 2.212 esemplari. Dall'esemplare 235 per Detroit e 550 per Fisher venne installato un nuovo ventilatore con portata aumentata a 1.000 piedi cubici al minuto. La modifica  comportò la totale modifica del profilo della piastra anteriore per poter ospitare la nuova e più grande ventola. Poco prima venne introdotto anche un diverso e più grande profilo per la postazione della mitragliatrice di scafo, vennero inoltre eliminati i due periscopi girevoli posti tra il ventilatore ed i due portelli dell'equipaggio presenti sullo scafo. Ciò avvenne perché durante le operazioni in Europa essi si erano rivelati un punto eccessivamente debole contro i proiettili avversari. I loro fori vennero chiusi con delle piastre metalliche saldate allo scafo. Nelle due foto del manuale, che ritraggono un M45 ovvero la versione da appoggio armata conm obice da 105 mm, si nota proprio il differente profilo tra il nuovo frontale (in alto e poi ripetuto nella quinta foto) ed il vecchio. Il carro è dotato del cingolo T80E1. Si noti nella foto in basso, alla base della torretta, due dei tre attacchi per la gru destinata al sollevamento del gruppo motopropulsore esattamente come previsto dai tedeschi sui loro ultimi carri. Questi attacchi erano saldati su dei basamenti quadrati  presenti sulle torrette di tutti gli M26 ed M45. Nella foto che ritrae il lato sinistro si intravede subito davanti al maniglione di sollevamento posteriore, un piccolo portello circolare. A differenza di quanto molti credono tale apertura non era stata ideata per far passare i proiettili (questi venivano sempre fatti passare attraverso i portelli superiori) ma per permettere all'equipaggio di sparare con l'armamento individuale, infatti nei manuali essa viene sempre definita "pistol port". Questo secondo carro è equipaggiato con i cingoli T80E1.

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Un disegno in sezione del carro che illustra le parti principali del veicolo. Il motore era un Ford GAF, 8 cilindri a V di 60° alimentato a benzina, con potenza di 500 Cv a 2.600 giri/min., una coppia massima di circa 145 Kgm a 2.100 giri/min. e di fatto praticamente identico al motore GAA che equipaggiava lo Sherman M4A3. Questo motore, di potenza sufficiente per lo Sherman, non era adatto ad un veicolo che pesava quasi 10 tonnellate in più. Si tenga presente che nello stesso periodo i carri tedeschi di pari categoria erano propulsi da motori di potenza superiore ai 700 Cv. La trasmissione era automatica (modello Torqmatic) con convertitore di coppia  e dotata di tre marce avanti ed una indietro senza riduttore.

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Particolare del treno di rotolamento di un carro dotato dei cingoli T81. La maglia era dotata di un perno guidacingolo ad un dente.

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Una foto analoga ma di un carro dotato di cingolo T80E1 (il treno di rotolamneto era identico per i carri dotati di cingolo T84E1). La maglia era dotata di un perno guidacingolo a due denti.

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Una serie di immagini illustranti la riduzione finale e la ruota motrice di un carro dotato di cingolo T80E1. Si notino i fori per l'espulsione del fango. I due dischi centrali servivano a guidare i perni guidacingolo mantenendo il cingolo stesso ben allineato ed evitando così la possibili sua fuoruscita dalla ruota motrice. Un simile accorgimento è rimasto su tutti i carri americani fino alla serie M60. Anche se solitamente nei veicoli si osserva una ruota motrice a disco pieno, si può vedere nella foto a destra come fosse previsto anche il montaggio di una ruota di tipo alleggerito.

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I rinforzi posti tra il gruppo di riduzione finale e lo scafo vennero introdotti nell'ottobre 1945 per sopperire al problema della rotazione accidentale della scatola della riduzione che portava al danneggiamento della trasmissione.

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La zona posteriore del treno di rotolamento con tutte le ruote smontate in modo da poter osservare la sospensione. Anche qui la ruota motrice caratteristica dei carri dotati di cingolo T81.

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Le due tipologie di cingolo maggiormente adottate: il T81 (sinistra) ed il T80E1.

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Vista frontale e posteriore della zona anteriore del treno di rotolamento. Si nota il dispositivo a leva che accoppiava la ruota di rinvio alla prima a terra del treno, esso consentiva di mantenere costante la tensione del cingolo trasmettendo l'oscillazione della ruota a terra a quella di rinvio. Questo meccanismo è lo stesso adottato sui carri moderni.

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Per accoppiare le due estremità di un cingolo venivano adoperati due attrezzi appositi che, quando non in uso, erano stivati ai lati della torretta accanto alle maglie di riserva del cingolo.