M60A1

Negli anni '60 l'Esercito Italiano manifestò l'esigenza di provvedere alla totale sostituzione dei carri M47 che allora costituivano il nerbo delle forze corazzate italiane. La selezione per il nuovo veicolo fu fatta tra il francese AMX30, l'inglese Chieftain, l'americano M60A1 ed il tedesco Leopard. Risultò vincitore il carro tedesco ma, dato che lo stesso era appena entrato in servizio nel Bundeswehr e non era ancora disponibile per l'esportazione, si decise di acquistare il carro M60A1. Degli altri concorrenti l'AMX30 fu escluso perché equipaggiato con un cannone non dotato di munizionamento standard NATO, mentre il Chieftain lo fu perché eccessivamente pesante e lento. L'Esercito Italiano aveva programmato di dotarsi di un notevole numero di M60A1 (almeno 1.000) ma la cifra totale venne drasticamente ridotta a soli 300 esemplari perché nel frattempo la Forza Armata aveva deciso di concentrarsi sul carro tedesco Leopard che venne successivamente acquistato in ben 920 esemplari.
I carri vennero acquistati in tre trance:
- 100 esemplari giunti direttamente dagli Stati Uniti in due fasi rispettivamente di 78 esemplari nel 1965 e 22 nel 1966;
- 95 esemplari realizzati in Italia nel 1969;
- 105 esemplari realizzati in Italia nel 1970;
Il carro entrò ufficialmente in servizio in Italia quando giunsero direttamente dagli Stati Uniti i primi 51 esemplari destinati ad equipaggiare il 1° Reggimento Bersaglieri Corazzato della Divisione Centauro ma per evitare al massimo i lunghi trasferimenti di veicoli di tale dimensione si decise negli anni '70 di assegnare tutti i veicoli alla Divisione ARIETE che, operando in Friuli, era l'unità corazzata direttamente esposta ad un attacco delle forze del Patto di Varsavia. Il carro armato M60A1 rimase in servizio fino al 1995.
Il carro M60A1 entrò in servizio in una configurazione identica a quella americana e così rimase per alcuni anni. Le modifiche successivamente apportate sono:
- introduzione degli specchi retrovisori identici a quelli del Leopard nelle fattezze ma con asta di supporto leggermente più lunga. Questa modifica, dal confronto delle foto reperite può essere fatta risalire al 1975. Di solito, contrariamente a quanto accadeva con i Leopard, gli specchi non venivano montati e rare volte venivano perfino smontati i supporti. Comunque la configurazione tipo era quella senza specchi e con i supporti piegati sui parafanghi.
- Introduzione delle luci di posizione anteriori e posteriori e dei catarifrangenti posteriori. Questa modifica venne introdotta in un periodo che va sostanzialmente dal 1983 al 1985.
- Introduzione del supporto per otto lanciafumogeni Wegmann da 76 mm (identici a quelli installati sui Leopard) posti su di una mensola a lato della torretta e applicazione di pasta antiscivolo sullo scafo.
Quasi tutti i carri avevano un primo tipo di torretta individuabile dal profilo di raccordo al piano di rotolamento molto arrotondato e con un anello di rotolamento più piccolo di quello sullo scafo. Un'ultima serie di carri venne invece dotata di una torretta di nuovo disegno identica a quella adottata da US Army che prevedeva un disegno della parte inferiore con profilo alla base che eccedeva il piano di rotolamento dello scafo.

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Il cannone M68 dell'M60A1 al massimo e minimo alzo. Si noti la banda nera dipinta sulla corazza frontale. Il carro è in grado di stivare  a bordo 63 colpi. L'M60A1 aveva una larghezza tale da impedirne il trasporto ferroviario senza preparazione.

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I carri italiani, a differenza di quelli americani ed israeliani, hanno mantenuto negli anni il cingolo T97E2 (81 maglie per ciascun cingolo) mentre i modelli del carro ripropongono quasi sempre il cingolo T142 con piastre ottagonali in gomma sostituibili singolarmente. Per riprodurre correttamente un veicolo italiano è quindi d'obbligo utilizzare il set di cingoli a maglia singola dell'AFV dedicati al T97E2.

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Per il trasporto stradale sulle lunghe distanze l'Esercito Italiano dovette dotarsi di un nuovo portacarri capace di caricare un peso fino a 50 tonnellate: l'ATC81.

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Due foto del lato sinistro del carro dalle quali si nota il gruppo di otto lanciafumogeni Wegmann da76mm montato a lato della torretta. Questo tipo di lanciafumogeni è montato solo sui veicoli italiani.

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Vista posteriore del carro. Si notino le luci ed i catarifrangenti supplementari montati sui parafanghi dei veicoli italiani.Sulla griglia destra è visibile l'attacco per il dispositivo per i guadi profondi (non acquisito dell'Esercito Italiano)

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L'M60A1 è dotato di un motore Continental AVDS-1790-2A, 12 cilindri a V di 90° turbocompresso. Questo motore è in grado di esprimere una potenza massima di 750 hp a 2.400 giri/minuto.

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Due foto della ruota motrice. Si notino inoltre i fori ovali per l'espulsione del fango ed i due dischi interni che, ingranando i denti guidacingolo, allineano il cingolo durante la marcia e ne impediscono la fuoruscita dalla ruota motrice.

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La sospensione dell'M60 è a barre di torsione con alcuni assi assistiti da ammortizzatori idraulici. Le ruote dell'M60A1 hanno un disegno caratteristico, le versioni successive del carro ne hanno adottato una con profilo semplificato.

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L'M60A1 è dotato di un fanale in luce bianca e di uno all'infrarosso su ogni lato. Entrambi i fari sono smontabili per evitarne il danneggiamento in zona d'operazioni. I carri italiani sono dotati di luci di posizione e di supporti per gli specchietti retrovisori. Sopra il maniglione di sollevamento sinistro  si nota la protezione dei comandi per l'azionamento d'emergenza degli estintori interni.

 

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I fanalini supplementari posteriori montati sui parafanghi dei carri italiani ed il loro collegamento elettrico. Si noti la scatola blindata che alloggia il telefono con il quale la fanteria si può tenere in contatto con l'interno del carro.

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l pilota dispone di tre iposcopi M27 per la guida, il portello si apre alzandolo e poi facendolo scorrere verso destra. Attraverso l'apertura al centro del portello viene fatto passare il periscopio M24 per la visione a raggi infrarossi. Anteriormente sono montati in posizione protetta i comandi per l'azionamento d'emergenza degli estintori interni. L' M60A1 è dotato di un sistema interni di estinzione degli incendi ad anidride carbonica.

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La rizza per il fissaggio del cannone è montata sopra il cofano motore

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Il tubo di scarico dei gas provenienti dal motore e fatti passare attraverso lo scambiatore di calore del riscaldatore per il vano equipaggio

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Gli M60A1 italiani hanno sempre mantenuto i filtri dell'aria del primo modello e dotati di cartuccia ad inserimento laterale.

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Il portello del porgitore, a differenza delle versioni precedenti, è stato dotato di un'apertura per l'installazione di un periscopio M37.

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Sulla parte posteriore della torretta è presente la protezione blindata del ventilatore. Si noti dietro ad esso il supporto per lo stivaggio del proiettore a luce bianca/IR e, subito dietro la cupola del capocarro, il dispositivo che impedisce alla mitragliatrice di colpire il proiettore stesso. Accanto alla protezione del ventilatore uno dei fori attraverso i quali passano i fili delle antenne radio

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L' M60A1 è dotato un telemetro trasversale M17A1 le cui estremità sono alloggiate all'interno di opportune protezioni blindate.

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Lo scudo del cannone è rivestito con una cuffia in materiale sintetico per evitare il passaggio di sporcizia e pioggia. Si noti il caratteristico "soffietto" che permette di collegare saldamente la cuffia alla canna del cannone e contemporaneamente consentirne il rinculo. Il foro visibile è quello della volata della mitragliatrice coassiale mentre, sul lato opposto, è presente un'analoga apertura per il telescopio M105D del cannoniere. La targhetta posta sulla piastra frontale è l'avviso di avvenuta demilitarizzazione del veicolo in rispetto al Trattato CFE sulla riduzione degli armamenti convenzionali.

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Sull'M60A1 è installata di una cupola per il capocarro M19 dotata di una mitragliatrice da 12,7. La cupola può ruotare di 360° e, per evitare che la mitragliatrice interferisca con il proiettore, sul cielo della torretta sono state montate due protezioni una anteriore e l'altra posteriore. Il tiro della mitragliatrice è controllato dal capocarro tramite un periscopio M34 (luce bianca) o M36 (luce bianca/IR). Davanti alla cupola il vano destinato ad ospitare il periscopio del cannoniere M31 (luce bianca) o M 32 (luce bianca/IR). Il periscopio è protetto da una copertura girevole (qui in posizione alzata). A lato la presa di corrente per l'alimentazione del proiettore. Si notano le marche che identificano il produttore della torretta ed i dati della fusione.

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Il gruppo lanciafumogeni Wegmann da 76 mmmontato sul lato destro della torretta.

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