Le Tradizioni Rosso-Blu

a. Caratteristiche dell’Uniforme

Lo status di "Specialità" proprio dei Carristi deve continuare ad evidenziarsi, per distinguersi, nelle caratteristiche degli accessori dell’uniforme.

(1) Colori

Anche nell’ambito del "Polo" Blindo-Corazzato, i Carristi, continuano a vestire, anche "fuori corpo", le fiamme scarlatte a due punte 1, sottopannate di blu.

L’abbinamento degli stessi colori continuerà a contraddistinguere anche il fondo dei distintivi tradizionali delle Grandi Unità in vita, eredi delle antiche Divisioni corazzate ("Ariete" 2 e "Centauro").

L’abbinamento dei due colori deve avvenire dando sempre precedenza al blu rispetto al rosso:

- se la suddivisione tra i due colori è orizzontale, il blu deve risultare sempre al di sopra del rosso;

- se la suddivisione è verticale, il colore blu deve risultare sempre a destra del rosso;

nelle coccarde, il rosso deve risultare sempre al centro della coccarda.

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figura 1 – mostreggiatura tradizionale

1) Le fiamme a due punte, rosso scarlatto contraddistinguono i Carristi italiani da sempre. Dal 1923 tali fiamme erano sovrapposte al colletto di velluto o panno nero. A partire dal 1936, il colletto diventò azzurro, colore che contraddistingueva, nel Regio Esercito, le unità motorizzate e corazzate e, naturalmente, anche i reparti del Corpo Automobilistico. La fanteria "fuori corpo" non aveva le fiamme rosse, ma era contraddistinta dal colletto di velluto o panno nero bordato di rosso scarlatto. In base a queste considerazioni, è quarto meno riduttivo considerare soltanto l’azzurro quale colore caratteristico dei carristi italiani. Caratteristico é infatti l’abbinamento rosso-blu.

2) L’Ariete è anche erede della Divisione Corazzata "Littorio" che inquadrava il 33° ed il 133° rgt. cr.. Presso la sala storica del 132° rgt.cr. sono conservate le relazioni autografe del Gen. BITOSSI Cte della "Littorio".

(2) Copricapo

Benché attualmente esteso, salvo rare eccezioni, a tutta la Forza Armata, il basco nero è - dal 1946, quand’ancora era difficile che tutti riuscissero a vestire la stessa uniforme kaki 3- il copricapo tradizionale dei Corazzati in genere e dei Carristi in particolare.

Il basco nero, di dimensioni medie, va calzato sobriamente e, di norma, non deve mai essere stirato a guisa di "cresta".

Per quanto riguarda le gale del basco, queste devono essere sempre lasciate sciolte e pendenti sulla nuca. La loro lunghezza deve raggiungere la base dell’attaccatura dei capelli, senza superarla.

Il basco nero è indossato anche con l’uniforme da combattimento, con la quale i carristi non utilizzano mai il berrettino policromo. Il basco nero é indossato anche con l’uniforme ordinaria, ogniqualvolta ciò é possibile, specie nelle circostanze in cui ci si trova a contatto con i colleghi di altre Armi o Specialità che, con tale uniforme, indossano il copricapo tipico del corpo/specialità di appartenenza 4.

 

3) Anche dopo la fine del 2° conflitto mondiale, l’Esercito Italiano a causa della gravissima situazione logistica continuò ad utilizzare contemporaneamente equipaggiamento di provenienza alleata ed uniformi grigioverdi tradizionali.

4) Al riguardo, si osserva che il principio dell’uniformità va considerato vincolante soltanto se è possibile ottenerla. Se l’uniformità è rotta da qualche eccezione (Truppe Alpine, Bersaglieri, Paracadutisti, ecc.) l’eccezione è lecitamente valida anche per i Carristi.

(3) Fregio

Il fregio per i copricapi dei Carristi rimane quello tradizionale che riassume in sé gli elementi caratteristici della specialità e che ha iniziato a distinguerla ancor prima delle fiamme rosso-blu.

Il fregio rappresenta un cannone ed una mitragliatrice incrociati 5, (rispettivamente, da sinistra a destra e da destra a sinistra) al punto di incrocio è sovrapposta una granata, sormontata da una fiamma diritta a cinque punte.

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figura 2 - fregi per berretto rigido (dorato) e per basco (argentato)

Al di sotto della granata vi è la sagoma di un carro armato, visto di fianco, con la fronte dello scafo e la bocca da fuoco rivolte verso il calcio della mitragliatrice 6.

 

5) Il fregio deriva, per quanto riguarda l’incrocio di mitragliatrice e cannone, dal distintivo della "1^ batteria autonoma carri armati", su due sezioni, istituita in Verona nel 1919 per trasformazione del "1° parco trattrici". Tale reparto, inquadrato nell’Arma di artiglieria, aveva adottato un emblema molto simile a quello in uso nei primi reparti carri armati dell’esercito francese (artiglieria d’assalto, disegnato dal Sten. de Rebaud, fregio che aveva due cannoni incrociati sormontati da un elmo da antico cavaliere) durante la prima guerra mondiale. In tale distintivo, che gli effettivi alla batteria carri armati portavano cucito sulla manica destra della giubba, le due armi incrociate erano sormontate da un elmo. La presenza del cannone nel fregio carrista si riallaccia quindi ai primissimi tempi della specialità. Sempre nel 1919, nel mese di maggio sciolta la batteria autonoma di Verona fu costituita in Nettuno una "Scuola di condotta carri d’assalto" alle dipendenze della Direzione Generale d’Artiglieria ("La Meccanizzazione dell’Esercito fino al 1943" CEVA-CURAMI - 1989 USSME)

6) In operazioni, il fregio descritto è dipinto, con colori e dimensioni rigorosamente mimetici, sullo scudo frontale del carro (come si è fatto sino a tutto il 1943).

(4) Distintivo

I Carristi indossano sempre sulla propria uniforme il distintivo in metallo (bianco o dorato) per Comandanti di minori unità corazzate/piloti carri (il cosiddetto "Drago alato" la cui foggia rimane quella tradizionale concepita nel corso della seconda guerra mondiale. Il motto araldico inciso sul distintivo resta quello originale della Specialità, senza alcuna modifica.

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figura 3 - distintivo per comandanti di minori unità carri e piloti di mezzo corazzato.

(5) Modo di indossare la Sciarpa Azzurra

Gli Ufficiali Carristi indossano l’antico simbolo dell’ufficialità italiana al di sotto della spallina destra, a ricordo delle loro origini e per distinguersi ulteriormente dai colleghi già "in Cavalleria". Inoltre:

(6) Ferro

Benché la Specialità festeggi la propria costituzione a partire dal 1927, occorre notare che l’Arma di Fanteria comprendeva un "Gruppo di carri armati" già dal 1919. Il Regio decreto n. 2143, del 21 novembre 1919, relativo all’ordinamento provvisorio del Regio Esercito (Gazzetta Ufficiale n. 278 del 25 nov. 1919) stabiliva - infatti - il seguente ordinamento (noto come "ordinamento Albricci"):

FANTERIA

Art. 7

La fanteria comprende:

  1. 1 Ispettorato generale dell’Arma;
  2. 30 Comandi di divisione di fanteria;
  3. 1 Comando di brigata granatieri;
  4. 53 Comandi di brigata di fanteria di linea;
  5. 6 Comandi di brigata bersaglieri;
  6. 4 Comandi di brigata alpini;
  7. 2 reggimenti granatieri;
  8. 106 reggimenti fanteria di linea;
  9. 12 reggimenti bersaglieri;
  10. 9 reggimenti alpini;
  11. 1 Gruppo di carri armati

Ciascun reggimento di granatieri, di fanteria di linea e di bersaglieri si compone di 1 Comando, 3 battaglioni e 1 deposito.

I primi 2 reggimenti bersaglieri hanno inoltre un battaglione ciclisti.

Ciascun reggimento di alpini si compone di 1 Comando, 2 a 4 battaglioni e 1 deposito; in totale si hanno 27 battaglioni.

Il gruppo carri armati si compone di un reparto di carri d’assalto, un reparto autoblindomitragliatrici e un deposito.

CAVALLERIA

Art. .9

La cavalleria comprende:

  1. 1 Ispettorato generale dell’arma;
  2. 2 Comandi di divisione di cavalleria;
  3. 6 Comandi di brigata di cavalleria;
  4. 16 Reggimenti di cavalleria;
  5. Depositi di allevamento cavalli per cavalleria cui sono addetti squadroni di rimonta;
  6. 4 Squadroni palafrenieri.

Ogni reggimento di cavalleria si compone di 1 Comando, 2 gruppi di squadroni e 1 deposito.

Ogni deposito di allevamento cavalli si compone di una direzione militare e di un personale civile.

Il numero dei depositi di allevamento cavalli, quello degli squadroni di rimonta e il loro organico saranno stabiliti per decreto reale.

A testimonianza degli 80 anni trascorsi dalla Specialità in seno alla gloriosa Arma "Regina delle Battaglie" (1919 - 1999), quindi, la sciabola degli Ufficiali e dei Marescialli Carristi - pur potendo avere le stesse caratteristiche di larghezza e curvatura della lama della sciabola di Cavalleria - deve continuare a conservare:

Per quanto concerne gli ornamenti della sciabola, esistono alcune differenze con le consuetudini in atto presso i reggimenti di cavalleria:

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L’utilizzo corretto di tutti gli accessori in dotazione (foro per la dragona e moschettoni per i pendagli) simboleggia l’abitudine dei Carristi al puntiglioso rispetto delle norme tecniche che sovrintendono la cura e l’impiego dell’armamento in dotazione.

 

7) L’impugnatura deve essere sagomata. Riguardo alla foggia delle sciabole, è curioso notare come le tradizioni si trasformino nel tempo. Se infatti si consultano le circolari ufficiali, si può osservare che sino al 1945 la lama della sciabola prevista per gli Ufficiali di Fanteria era leggermente ricurva, mentre quella della sciabola degli Ufficiali in Cavalleria era completamente diritta. Esattamente il contrario di quanto è previsto dai regolamenti di oggi. Il segno della tradizione, pertanto, non è tanto nella curvatura o nella larghezza della lama, quanto piuttosto nelle caratteristiche dell’elsa che sono invece rimaste immutate.

8) Qualcuno potrebbe obiettare che i Carristi si sono sempre seccati con chi li chiamava fanti, perché tali non si sono mai considerati. é vero, ma non é mai stata questione di spocchia: i Carristi si sono sentiti sempre Carristi e soltanto Carristi, cioè dei soldati speciali, moderni, tecnologici: i primi figli del nuovo secolo. La prima figura di soldato terrestre in cui il nucleo fondamentale non é l’individuo, ma un equipaggio. La generosità della grande Arma di Fanteria, cui siamo stati sottratti, ci ha consentito per tanti anni di coltivare questo sentimento d’orgoglio particolare e questo é il nostro modo di dimostrarle gratitudine.

(6) Armamento per le cerimonie, le parate ed i servizi d’Onore

Di preferenza, i Carristi celebrano le ricorrenze militari con cerimonie effettuate con gli equipaggi a bordo dei carri in dotazione. In tal caso non impiegano l’armamento individuale, fatta eccezione per il Gruppo Bandiera che impiega l’arma da fuoco individuale corta (pistola).

Ove, per ragioni di spazi disponibili, non sia possibile effettuare le cerimonie in tal modo, l’armamento di Ufficiali e Marescialli è costituito dalla sciabola, mentre la truppa impugna esclusivamente armi da fuoco, mai armi bianche 9.

L’arma da fuoco individuale (automatica) va imbracciata con la cinghia a tracolla e nelle cerimonie non si fa mai uso della baionetta che rimane sempre nel suo fodero, appesa al cinturone.

 

9) Sciabole o lance, ovvero l’armamento tradizionale della truppa della Cavalleria. Il loro utilizzo da parte delle unità carri é ritenuto al limite del sacrilegio per l’identità ed il rispetto del retaggio Carrista.

b. Stendardo

(1) Generalità

La reintroduzione 10 dello Stendardo per i reggimenti carri in luogo delle loro attuali Bandiere di Guerra, delle quali - peraltro - gli stendardi conserveranno la freccia originale, non rappresenta affatto una novità.

Al riguardo, é opportuno evidenziare che già il Regio Decreto del 7 giugno 1938 (G.M. Circ.n. 589) 11 concedeva ai reggimenti Fanteria carrista lo Stendardo di foggia e dimensioni analoghe a quelle previste per gli Stendardi dei reggimenti montati a cavallo. La figura 5 raffigura lo Stendardo del 3° reggimento carri. Ed é forse per questa ragione che il brevetto di concessione della MOVM concessa al 132° carri (1949) si riferisce appunto al suo Stendardo 12.

Il proposito di restituire lo stendardo alle unità carri non presenta quindi, almeno dal punto di vista storico, alcuna improprietà 13. Si potrebbe, in verità, discutere a lungo sull’opportunità o meno di modificare la foggia del drappo tricolore delle attuali Bandiere di guerra dei reggimenti carri - dopo più di 50 anni trascorsi nelle attuali sembianze (è il caso, per esempio, proprio del vessillo del 132° carri) - ma non è questa la sede e, perciò, soprassediamo. Certo che, vale la pena osservare, quando trasportato a bordo dei colossali carri armati moderni, il drappo, una volta ridotto alle più piccole dimensioni previste per gli stendardi, per evidenti ragioni di proporzioni, potrebbe risultare alla vista addirittura minuscolo. Non riteniamo indispensabile questo "ritorno al passato" e forse ne avremmo fatto a meno, ma comprendiamo benissimo - soprattutto oggi - i sentimenti di nostalgia che vi stanno alla base.

 

10) Nella riunione del 27 ottobre 1998 presso lo SME, si è detto, tra l’altro, che con l’accorpamento della Specialità Carristi e dell’Arma di Cavalleria, sarebbero stati ripristinati gli Stendardi dei Reggimenti

11) Per curiosità, c’è da notare che lo Stendardo era prerogativa anche dei reggimenti di autieri e, quindi, accomunava sia i reggimenti montati a cavallo che le unità motorizzate/meccanizzate.

12) Il brevetto, emanato in data 9 marzo 1949 in attuazione del decreto del Capo Provvisorio dello Stato in data 31 dicembre 1948, a firma dell’allora Ministro della Difesa Randolfo PACCIARDI, si riferisce esplicitamente allo " Stendardo 132° Reggimento carri M "Ariete""....quando si parla di "proattività".....

13) In verità vale la pena annotare che la bandiera del 62° rgt. carri è stata ereditata dal 62° reggimento di fanteria "Sicilia" del quale porta tutte le decorazioni (1Ordine Militare di Savoia, 2 MAVM e 2 MBVM) e perciò la sua trasformazione in stendardo può essere opinabile.

(2) Custodia

Il portastendardo dei reggimenti carri è chiamato Alfiere. L’Alfiere è designato tra gli Ufficiali subalterni del reggimento cui appartiene lo Stendardo con i medesimi criteri vigenti negli altri reggimenti. Dell’Alfiere si avvale il Comandante del Reggimento per la custodia del vessillo, la sua corretta manutenzione e la conservazione di tutta la documentazione e dei cimeli che lo riguardano [registri d’onore per la raccolta delle firme dei visitatori e cimeli della sua storia custoditi dall’unità (ad esempio: drappi e cravatte dismessi e sostituiti perché logori)].

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figura 4 - Antico Stendardo del 3° reggimento Fanteria carristi

Il 3° reggimento Fanteria carristi, costituito nel 1936 in Bologna, ed ora non più in vita, era l’erede diretto del "Reggimento carri armati" costituito il 1° ottobre 1927 a Roma, presso il Forte Tiburtino e successivamente (1931) trasferito a Bologna. Il 3° prese infatti vita "per trasformazione" del Comando del Reggimento "progenitore" del quale inquadrava anche alcuni battaglioni carri.
Ricostituito nella metà degli anni ’60 a Persano, con un’interessante fisionomia di Reggimento Corazzato, inquadrò per qualche anno - curioso precedente -anche uno squadrone dei Lancieri di Alessandria ai quali nessun carrista pensò mai di togliere o modificare nessuna delle loro caratteristiche tradizionali.

 

(3) Trasporto

Da sempre, per il trasporto dello Stendardo in parata, a piedi o a bordo dei carri, gli Alfieri carristi rifuggono l’uso del bicchiere a tracolla. L’Alfiere impugna l’asta dello Stendardo direttamente con le mani: la destra impugna il piede dell’asta; la sinistra la giunzione a vite.

Nelle cerimonie, lo Stendardo dei reggimenti carri può affluire o sfilare a bordo dei carri in dotazione all’unità o, se disponibili anche per la scorta, a bordo di carri d’epoca 14.

Lo sfilamento dello Stendardo dei reggimenti carri non può avvenire in nessun caso a Cavallo 15.

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figura 5 - Carri e bandiere di guerra ad Aviano (1991)

Ci si aspetta che anche i Comandanti di reggimento carri "già in Cavalleria" resistano alla facile tentazione e si adoperino in prima persona per rispettare e far rispettare questo precetto che i carristi "già in Fanteria" giudicano fondamentale. L’eventuale sfilamento di uno stendardo carrista a cavallo costituirebbe un vero atto sacrilego.

In alcuni reggimenti carri si è radicata la consuetudine per la quale l’Alfiere, nella posizione di attenti, mantiene lo Stendardo evitando di far toccare terra al piede dell’asta.

 

14) Purché questi siano di modello corrispondente a quello che il reggimento aveva in dotazione all’atto della sua costituzione o nel corso delle campagne di guerra.

15) La questione é tutt’altro che marginale. Lo stendardo é simbolo concreto del retaggio dell’unità cui appartiene. Esso rappresenta ciò che é stato, non ciò che é o che sarà.

c. Preghiera del Carrista e Santo Patrono

I Carristi conserveranno immutata anche la loro preghiera tradizionale:

A te onnipotente Iddio, Signore del Cielo e della Terra, noi uomini d’arme, eleviamo la nostra preghiera.

Gran Dio, cui obbediscono il ghibli ed il sole cocente, benedici i carristi che riposano sotto la sabbia infuocata.

Dio della Gloria, accogli nella Tua pace le spoglie di coloro che, prima del mortale spasimo, conobbero il tormento dell’arsura.

Dio della potenza, esalta nella Tua gloria il valore dei nostri Caduti, tempra i nostri cuori e rendili più forti dell’acciaio che corazza i nostri carri.

Dio della pace e della bontà, benedici la nostra Patria, le nostre case i nostri carri.

Benediteci, o Signore.

Il Santo Patrono dei Carristi rimane la generosa figura di San Martino, patrono dell’Arma di Fanteria, non soltanto perché è così da sempre, ma anche per una certa "incompatibilità" tra San Giorgio, patrono dei reggimenti di Cavalleria ed i Draghi, simbolo dei Carristi Italiani.

Affidati alla grazia di San Martino i Carristi hanno affrontato il battesimo del fuoco e a questo Santo generoso vogliono continuare a rimanere devoti.

d.    Inno

I Carristi conserveranno immutato anche le strofe del loro inno tradizionale:

Son d'acciaio i cingoli possenti

Son d'acciaio come i nostri cuor

Che conoscon tutti gli ardimenti

e non san cos’è il timor

Cosa importa se il nemico è forte

Suppliremo con la volontà

Il carrista sa sfidar la morte

E paura mai non ha

Nella lotta ci guidano gli Eroi

I risorti che regnan tra di noi

Siamo carristi (!) tempra d’eroi (!)

Ferrea mole e ferreo cuor,

Le fiamme rosse (!) che noi portiamo (!)

Simboleggiano il valor

La vittoria sapremo conquistar

e la storia di noi dovrà parlar

Siamo carristi (!) tempra d’eroi (!)

Ferrea mole e ferreo cuor,

Le fiamme rosse (!) che noi portiamo (!)

Simboleggiano il valor

e.  Ricorrenze

I Carristi celebrano - tutti insieme - la loro festa di Specialità il 1° ottobre, data di costituzione del "Reggimento Carri Armati" (1927) 16.

Alcuni reggimenti celebrano, inoltre, in date diverse, la propria festa di Corpo; altri la fanno coincidere con la data della costituzione della Specialità, come di seguito riportato:

 

16) La costituzione del Reggimento era stata sancita con la Legge 396 dell’11 marzo 1926, che prevedeva la creazione ufficiale della Specialità carrista della quale dettava l’ordinamento (art. 23). Il Reggimento carri armati costituito a Roma (precedentemente denominato semplicemente "Reparto carri armati") era ordinato su cinque battaglioni di due compagnie di nove carri ciascuna (due plotoni di quattro carri più un carro comando). Particolare curioso, i Comandanti di battaglione non disponevano di un carro comando e seguivano l’azione a bordo di una motocarrozzetta ("Storie di Corazzati - dal 3° rgt. F. Carrista al 3° rgt. F. corazzato", C. SIMULA, senza data). Il primo Comandante del reggimento progenitore fu, dal 1927 al 1933, il Col. Giuseppe Miglio in seguito primo Presidente dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia.

17) Per soddisfare la curiosità riguardo alla data del 27 ottobre 1942, al comportamento del 132° rgt. f.cr. nel doppio combattimento di Rughet (o Rugbet) El Atasc- Bir Hacheim, si legga il bel saggio del Dott. Francesco VIGLIONE, "Tentativo di Ricostruzione di un Mattino di Guerra del 132° reggimento carri "Ariete", SME - Ufficio Storico 1988, "Studi Storico Militari 1987.

f. Anzianità reggimentale

(1) Tra i reggimenti carri

I reggimenti carri sono stati tutti costituiti nel ristretto arco di tempo compreso tra il 1927 e 1941.

Di seguito sono riportate le date di costituzione di ciascun reggimento carri:

In considerazione dell’esigua ampiezza di tale periodo, il singolo anno, in più o in meno, non è di per sé stesso significativo e, pertanto, il solo computo degli anni risulta del tutto insignificante ai fini della determinazione dell’anzianità relativa tra i vari reggimenti.

A differenza di quanto avviene per gli altri reggimenti, l’anzianità dei reggimenti carri deve essere perciò conferita sulla base di parametri diversi da quelli meramente cronologici e che perciò privilegiano il valore dimostrato dall’unità.

Per quanto precede, l’anzianità dei reggimenti carri viene tradizionalmente attribuita tenendo conto di:

Per tali motivi, il primo reggimento carri ad essere stato ricostituito nel dopoguerra (1949) non è stato quello cronologicamente più anziano (3°), ma il più valoroso sebbene uno dei due più giovani (132°).

 

18) Come già detto, il 32° si costituì nel 1938 "per trasformazione" del 2° rgt.f. cr. già inquadrato nella II Brigata Corazzata Ariete.

19) Decorazioni agli stendardi dei reggimenti carri:

(2) Tra i reggimenti carri ed i reggimenti di Cavalleria

La percezione della realtà non consente ai Carristi di guardare al futuro con troppo ottimismo. è infatti logico prevedere ulteriori tagli al numero complessivo delle unità dell’Esercito. Tali riduzioni colpiranno inevitabilmente anche i Reggimenti carri ed i Reggimenti di Cavalleria. Affinché l’accorpamento della Specialità nell’Arma di Cavalleria non si traduca in uno stratagemma per procrastinare la sopravvivenza dei reggimenti di Cavalleria, stratagemma che non farebbe certo onore all’antica Arma, i Reggimenti della Specialità Carristi, ancorché accorpati a tale Arma, dovranno pertanto continuare a fare conto a sé e la plurisecolarità 20 dei reggimenti di Cavalleria non dovrà mai essere assunta a pretesto per "sacrificare", al loro posto, un reggimento carri.

Nella probabile ipotesi che si dovessero rendere necessari ulteriori tagli alle forze terrestri, i Carristi sono pronti a rispettare la maggiore anzianità dei reggimenti di Cavalleria, ma non a farsi sopraffare da questa.

A partire dal 31 ottobre 1998, lo scioglimento dei Reggimenti del polo blindo-corazzato dovrà rispettare fedelmente il principio dell’alternanza, secondo le seguenti modalità:

Viceversa, per l’eventuale ricostituzione di reggimenti precedentemente disciolti, si osserverà lo stesso criterio applicato , questa volta, al contrario:

In tal modo sarà possibile salvaguardare entrambe le componenti della nuova entità blindo-corazzata.

 

20) Peraltro è da ricordare che la continuità della plurisecolarità di tutti i Reggimenti dell’Esercito Italiano è stata purtroppo interrotta, a fattor comune, per tutte le unità dell’Esercito italiano, dagli eventi forzosi del settembre 1943 e dalla ristrutturazione del 1975.

g. Denominazioni ed Ordinamento

Poiché il rispetto della terminologia tradizionale è uno dei fondamenti della continuità del retaggio storico, i Carristi rifiutano, per se stessi la generica denominazione di "Truppe corazzate" dal momento che essa non corrisponde, almeno attualmente, come invece dovrebbe, ad una più ampia accezione del termine 21.

Nell’immutabilità generale, i Carristi rimangono tali.

Nel rispetto degli antichi predecessori, i Reggimenti carri conserveranno, fintantoché esisteranno, le loro numerazioni storiche tradizionali.

Essi continueranno altresì ad inquadrare nei loro ranghi battaglioni carri (e non gruppi squadroni), in particolare, i battaglioni dovranno essere quelli contraddistinti dalla numerazione di uno dei battaglioni che hanno fatto parte in guerra del medesimo reggimento (per esempio: 8°/132° oppure 3°/32° o 1°/31°).

A loro volta, i battaglioni carri continueranno ad inquadrare compagnie carri (e non squadroni), a loro volta articolate, a similitudine di quanto accade negli altri reggimenti, in plotoni (carri).

 

21) Sarebbe infatti come dire che le Truppe Alpine sono costituite dai soli Alpini. Il termine ha infatti senso soltanto se in esso si comprende l’insieme di tutte le Armi e Specialità in grado di integrarsi nelle Grandi Unità a fisionomia Corazzata. Poiché, al momento, ne restano esclusi i Bersaglieri ed i Meccanizzati in genere, come pure gli Artiglieri ed i Guastatori corazzati, il termine non è lecitamente attribuibile ai soli Carristi, che, di fatto, costituiscono soltanto una delle molteplici componenti delle Truppe Corazzate.

h. Custodia dei Cimeli

Ogni reggimento carri si identifica nell’omonima unità combattente in guerra e in ciascuno dei battaglioni che ne hanno fatto parte in quel periodo, anche di quelli non più in vita dei quali custodisce i cimeli storici esistenti ed i monumenti.

Ogni Reggimento raccoglie in una sala storica, adeguatamente approntata e continuamente arricchita, i cimeli che riguardano la propria storia. In apposita aerea della caserma, vengono esposti i carri avuti in dotazione all’unità nel corso degli anni. A questo fine, ogni reggimento conserva gelosamente la collezione dei carri avuti in dotazione, adoperandosi affinché tali mezzi storici siano marcianti.

La raccolta dei cimeli storici appartenenti ad un reggimento carri segue gli spostamenti dell’unità nel caso di cambiamento della dislocazione stanziale dell’unità stessa. Ciò deve avvenire - quindi - anche nel caso in cui il reggimento carri stanziato in una certa sede ceda la propria denominazione ad altro reggimento carri stanziato in altra sede (come, ad esempio, è accaduto per il 31° reggimento per il suo trasferimento da Bellinzago ad Altamura). In pratica, affinché i reggimenti carri non disperdano la raccolta dei cimeli storici in loro possesso deve sempre essere applicato il principio in base al quale detti cimeli seguono la Bandiera di Guerra del reggimento in tutti i cambi di sede stanziale disposti, per quest’ultima, dalle S.A..

I Comandanti dei reparti carri soppressi dovrebbero affidare i loro cimeli storici al reggimento carri di cui tali reparti hanno fatto parte sino a quel momento o a quello ove essi sono stati inquadrati in guerra.

I reggimenti carri disciolti dovrebbero affidare i propri cimeli al Museo Storico dei Carristi curato dall’Associazione Nazionale Carristi d’Italia che li custodirà direttamente, o indirettamente, tramite altri reggimenti carri per riassegnarli ai rispettivi reggimenti titolari al momento della loro eventuale ricostituzione. Ciascun effettivo dovrebbe impegnarsi a contribuire all’arricchimento del patrimonio storico custodito dall’unità, anche completandolo con oggetti riferiti alle operazioni recenti.

i. Cerimoniale

(1) Ordini Caratteristici

I reggimenti carri non effettuano la "Carica" in uso nei reggimenti di Cavalleria. I Carristi eseguono, anche nel Cerimoniale tradizionale caratteristico, "l’Assalto carrista" 22. In ambiente Carrista, l’emanazione degli ordini tradizionali dell’Antica Cavalleria e dei relativi segnali di tromba e ritornelli (passo, trotto, galoppo...) è da considerare assolutamente fuori luogo.

A differenza di quanto avviene negli altri reggimenti, nei reggimenti carri, l’ordine di salita sui carri non è "a cavallo!", ma rimane sempre il tradizionalissimo-attualissimo:

"Montate - Motori!"

L’ordine di discesa resta, naturalmente:

"A Terra!"

Anche in questo campo, sarà necessario per i Comandanti di unità carri provenienti dalla "già Cavalleria", resistere alle facili tentazioni e ricordarsi che sono loro i primi custodi dell’identità dell’unità.

22) Nelle cerimonie può essere eseguito con la seguente successione di ordini del Comandante: "montate-motori", "a seguire, in colonna"; "cuneo ore 12"; "linea"; "Alzo da combattimento"; "Fuoco", "per l’Onore del Reggimento: Assalto carrista!". L’unità risponde con il rombo dei motori ed il crepitio, a salve, delle mitragliatrici di bordo.

(2) Muro d’acciaio

L’esecuzione del "Muro d’acciaio", è la tradizionale conclusione (se lo spazio disponibile lo consente) delle cerimonie svolte con le unità montate a bordo dei carri 23.

 

23) La tradizione viene fatta risalire alla visita effettuata il 26 aprile 1951 dal Gen. Eisenhower all’Ariete. Concluso il passaggio in rassegna dei reggimenti dell’Ariete, per l’occasione schierati a ranghi completi sulla spianata della Caserma "Zappalà" di Aviano (Prà Altroso), l’allora Cte supremo della NATO si complimentò per l’imponente schieramento di mezzi (un variegato insieme di residuati di guerra alleati), ma chiese, forse scettico, quanti dei carri schierati fossero davvero in grado di muovere....il Comandante dell’Ariete impartì il "montate-motori!" e l’intero schieramento si mosse orgogliosamente in avanti, in linea stretta, rombando, con le bocche da fuoco ad alzo di combattimento ed i fari accesi. L’esercizio riuscì tanto bene che fu ripetuto una seconda volta il 21 agosto successivo in occasione della visita del Maresciallo Montgomery, dopodiché, con successivi perfezionamenti, divenne abitudine. Memorabile, per il numero dei carri M47 partecipanti, fu il muro d’acciaio eseguito nello stesso luogo il 1° aprile 1958, al Comando del Col. DEL POZZO, in occasione della visita del Ministro belga Spaak.

j. Segni distintivi

Per distinguersi, con l’uniforme ordinaria e con quella di servizio, i Carristi indossano la cravatta kaki di seta, mai di lana.

Per tradizione 24 consolidata da ragioni pratiche, gli Ufficiali dei Carristi non calzano mai gli speroni con la loro uniforme (tantomeno con quella da cerimonia) eccetto nelle occasioni in cui essi svolgono - in uniforme - attività equestre sportiva.

I Carristi evitano l’uso di tutti gli accessori ancestrali quali: monocoli, frustini, bacchette e bastoni perché tutto ciò non appartiene alla loro tradizione improntata al più spiccato pragmatismo.

 

24) Fino al 1943 gli Ufficiali di qualsiasi Arma, Specialità, Corpo o Servizio indossavano, con l’Uniforme di marcia, gli stivali con gli speroni. Facevano eccezione quanti erano effettivi alle unità motorizzate in genere e, in particolare, quelle corazzate.

k. Opinione di Sé

I Carristi, nati e cresciuti in seno alla Fanteria, Regina delle Battaglie, considerano sé stessi "Principi della Manovra".

l. Motto araldico

I Carristi non "gettano" il cuore oltre l’ostacolo. Semmai ve lo portano e, con la generosità che li contraddistingue, rimuovono l’ostacolo per chi è dietro di loro 25.

Il motto dei Carristi è, e rimane, quello tradizionale:

"Ferrea Mole, Ferreo Cuore".

 

25) In effetti, pur avendo una ferrea mole, non è facile gettare oltre l’ostacolo quel che da sempre è un...ferreo cuore! Del resto, il "Manuale per il pilota del carro L 35" edito dallo Stato Maggiore del Regio Esercito nell’anno 1940 recitava: "Il Carrista combatte per altri, per altri vince. Animato da altissimo spirito di cameratismo, deve saper compiere ogni sacrificio per ridurre le perdite delle truppe con le quali opera. (...) Egli cura con amore e passione il suo carro perchè in combattimento lo porti sicuro alla vittoria ". Ci sembra un intendimento veramente cavalleresco.